Giordania sotto tiro

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Spari contro i turisti nel centro di Amman, ucciso un turista inglese. La monarchia di Abdullah II, i rapporti con Israele, gli anni della guerra e il settembre nero

Le stragi del novembre 2005
Almeno 57 morti e 300 feriti. È questo il bilancio provvisorio dei tre attentati suicidi compiuti la sera di mercoledì 9 novembre 2005  in altrettanti alberghi di Amman, capitale della Giordania. Puntuale il messaggio via internet di Al Qaeda: “Dopo aver studiato e osservato a lungo gli obiettivi… abbiamo scelto come bersaglio dei nostri attacchi gli alberghi che il tiranno giordano aveva trasformato nel luogo di ritrovo preferito dai nostri nemici” si legge nel messaggio firmato da Abou Moussab al-Zarkawi, il cittadino di origine giordana ritenuto il capo di Al Qaeda in Iraq. Per la Giordania si tratta si un attentato senza precedenti.

Dov’è la Giordania
La Giordania è un Paese chiave nello scacchiere mediorientale. È uno dei pochi Paesi arabi ad avere relazioni diplomatiche con Israele e deve fare i conti con i cinque milioni di palestinesi che vivono sul suo territorio. Confina per 113 chilometri con l’Iraq e durante la guerra sono stati dislocati in Giordania ben settemila soldati angloamericani per “sigillare” la frontiera. A quasi dieci anni dalla pace con Israele, l’apertura all’Occidente non ha ancora dato i frutti sperati: il 12 per cento della popolazione è indigente.

Un regno poco democratico
In Giordania vige una democrazia bloccata e controllata. Quella di Amman è una monarchia costituzionale che lascia ampi poteri esecutivi e legislativi al re. Il potere giudiziario è indipendente in base alla Costituzione del 1952. Il Parlamento è composto da 40 Senatori nominati dal re e da 80 deputati eletti dal popolo. Solo nel 1991 re Hussein ha revocato la messa al bando dei partiti politici e nel 1993 si sono svolte le prime elezioni multipartitiche dopo quelle del 1956. Queste elezioni hanno inoltre portato per la prima volta le donne in Parlamento. Il 17 giugno 2003 si sono svolte le prime elezioni parlamentari del regno di Abdullah II. Tra i centodieci deputati, per la prima volta nella storia del paese è assegnata a sei donne una quota in Parlamento. Non esiste libertà d’opinione. La Corte di sicurezza statale dispone ogni anno l’arresto di centinaia di prigionieri politici. Il pugno di ferro contro sospetti militanti di Al Qaeda è esercitato anche attraverso l’uso sistematico della tortura.

Un Paese stabile. Finora
Nel cuore dell’intricata situazione mediorientale la Giordania è stata un’eccezione. Re Hussein di Giordania (Abdallah I) ha governato per 47 anni ed è stato il primo a firmare la pace con Israele. Re Abdallah Bin Hussein è salito al trono nel gennaio 1999. Suo padre Hussein bin Talal è stato uno dei capi di Stato più importanti nella storia del Medio Oriente. Prima di morire ha estromesso il fratello Hassan per fare spazio al figlio. Hassan era ritenuto troppo vicino all’opposizione. Abdallah II si è riconciliato con l’Arabia Saudita (con cui ci sono antiche rivalità dinastiche) e si è riavvicinato alla Siria. Il giovane re (38 anni) si è impegnato in un ambizioso processo di modernizzazione del Paese. La bella regina Rania presiede dal marzo 2000 una Commissione regale sui diritti umani. Un bel gesto che ha migliorato pochissimo la situazione dei diritti civili e politici dei sudditi giordani.

I difficili anni Novanta
Quando Saddam invade il Kuwait (agosto 1990) re Hussein tenta inutilmente la mediazione tra Usa e Iraq. Quando nel gennaio 1991 scoppia la guerra, sceglie di rimanere neutrale inimicandosi gli Stati Uniti, l’Egitto e l’Arabia Saudita. Alla fine della guerra del Golfo, l’embargo dell’Iraq (principale sbocco economico per la Giordania) e l’afflusso di profughi provenienti dal Golfo Persico creano problemi economici enormi. Il tasso di disoccupazione sale al 30 per cento del paese e il dinaro giordano viene svalutato.

Un ruolo attivo nel processo di pace
Nell’ottobre 1991 iniziano gli incontri di pace per il Medio Oriente a cui partecipa la delegazione congiunta giordano-palestinese. Nell’ottobre 1994 Hussein e Israele firmano il trattato di pace, a 46 anni dal primo conflitto. Nel 1995 Hussein raggiunse un accordo di cooperazione con Yasser Arafat, leader dell’Autorità nazionale palestinese.

1997: nuove tensioni con Israele
Nel marzo 1997, al confine tra Israele e Giordania, un militare giordano apre il fuoco contro uno scuolabus israeliano, uccidendo sette bambine. Il pessimo rapporto tra Hussein e il premier israeliano Netanyahu, contribuisce a raffreddare le relazioni tra Israele e Giordania. Nel settembre 1997, i servizi segreti israeliani cercano di uccidere ad Amman il capo dell’ufficio politico di Hamas. Scoppia una crisi molto grave, risolta con la liberazione, da parte degli israeliani, del fondatore di Hamas Ahmad Yasin.

C’era una volta la Transgiordania
La Giordania è parte dell’Impero Ottomano fino al 1918. Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale la Giordania e i territori che attualmente fanno parte di Israele sono assegnati, con un mandato della Società delle Nazioni, alla Gran Bretagna. Nel 1922 il governo britannico divide il mandato in due parti, assegnando le terre a Ovest del Giordano alla Palestina e i territori a est del fiume alla Transgiordania, nominalmente governata da Abd Allah ibn Hussein già dal 1921. Durante la Seconda Guerra Mondiale la Transgiordania accoglie forze inglesi impegnate contro la Germania per riottenere il dominio sul governatorato dell’Iraq. Il 22 marzo 1946 la Gran Bretagna rinunciò al mandato sulla Transgiordania, riconosciuta come stato sovrano indipendente.

1948: guerra ad Israele
L’esercito della Transgiordania, conosciuto con il nome di Legione Araba, si allea con altri Paesi arabi nel maggio 1948 attacca lo stato di Israele, appena costituito. Durante la guerra, la Legione Araba occupa la zona centrale della Palestina in cui si trova la città vecchia di Gerusalemme. L’armistizio con Israele è firmato il 3 aprile 1949 con l’annessione alla Transgiordania dei territori occupati.

Nasce la Giordania
Il 24 aprile 1950, nonostante l’opposizione degli altri membri della Lega Araba, il re proclama la sua sovranità sui territori arabo-palestinesi, garantendo diritto di cittadinanza ai residenti in Cisgiordania e proclamò il Regno hashemita della Giordania, cancellando il prefisso trans e affermando la discendenza diretta, tramite il nonno Hashim, dal profeta Maometto.

L’ascesa di Hussein
Abd Allah viene ucciso il 20 luglio 1951 da un estremista palestinese. Gli succede il figlio Talal I, deposto l’11 agosto 1952. Nello stesso giorno il Parlamento giordano proclama re Hussein I, affiancandogli un Consiglio di reggenti fino al compimento della maggiore età (2 maggio 1953). I contrasti con Israele per il controllo del Giordano sono costanti.

La Giordania isolata dagli altri Paesi arabi
Rapporti difficili sia con la Repubblica Araba Unita (Egitto e Siria), sia con l’Iraq. Con Baghdad Hussein prova a creare la Federazione Araba, ma il progetto fallisce per le diffidenze irachene. Hussein non apprezza gli slanci panarabi di Nasser ed opta sempre per una politica conservatrice. I Paesi arabi, da parte loro, non vedono bene i legami di Hussein con la Gran Bretagna. Legami economici e affettivi: nel maggio 1961 Hussein sposa l’inglese Antoinette Avril Gardiner. Le nazioni arabe sono divise in due schieramenti: Siria, Egitto e Iraq fanno parte del gruppo più radicale, mentre il gruppo moderato è composto da Giordania, Arabia Saudita e Tunisia.

Scontri tra Giordania e Siria
Dal 1965 si fanno più difficili le relazioni tra Giordania e Siria, retta dal regime di sinistra del partito Baath. Inizia una serie di scontri alle frontiere dei due Paesi.

Conflitto con Israele
I guerriglieri dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) attaccano Israele con azioni terroristiche dalla Giordania. Tel Aviv ritiene Amman responsabile attacca e nel novembre 1966 la attacca più volte.

Guerra dei Sei Giorni
Hussein firma un trattato difensivo con Nasser il 30 maggio 1967, assicurandosi l’appoggio dei palestinesi. Il 5 giugno scoppia la guerra. Il 7 giugno Israele distrugge l’aviazione giordana e occupano la Cisgiordania, provocando un’ondata di profughi verso la Giordania.

Un dopoguerra difficile
La Giordania tenta di rinforzare le relazioni diplomatiche con i paesi occidentali e di riottenere i territori occupati da Israele. Egitto, Algeria e Siria preferiscono sostenere le azioni contro Israele dei guerriglieri che avevano le loro basi principali in Giordania.

Il settembre nero
I continui incidenti di confine con Israele provocati dai guerriglieri palestinesi spingono ad agire contro l’Olp. Nel settembre del 1970, dopo alcuni scontri tra guerriglieri palestinesi ed esercito giordano, Hussein avvia una massiccia operazione militare contro l’Olp. L’episodio, conosciuto come settembre nero, segna per molto tempo le relazioni tra Giordania e Paesi arabi.

Le proposte di Hussein sulla questione palestinese
Nel 1972 Hussein propone la creazione di uno Stato arabo federato comprendente la Giordania e i territori della Cisgiordania occupati da Israele, ottenendo il rifiuto dei palestinesi e dei Paesi arabi.

Giordania neutrale nella Guerra del Kippur
La continua tensione tra arabi e israeliani sfocia nella guerra del Kippur, che ha inizio il 6 ottobre 1973, con un attacco egiziano durante la festività ebraica del Kippur. La Giordania sceglie di rimanere neutrale.

No a Camp David
Nel 1978 la Giordania rifiuta gli accordi di pace di Camp David, che non prevedono il ritiro di Israele dai territori arabi occupati. Hussein accusa di tradimento l’Egitto che conclude accordi separati di pace con Israele (1979).

Problemi con la Siria
Amman sostiene l’Iraq nella guerra contro l’Iran (1980-88). La decisione porta alla rottura delle relazioni diplomatiche con la Siria che invece appoggia l’Iran.

L’ultima parola sulla Cisgiordania
Nel luglio 1988 la Giordania rinuncia definitivamente a ogni rivendicazione sui territori della Cisgiordania a favore dell’Olp.