Storia degli Anni 80

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Dalla marcia dei quarantamila all’edonismo reaganiano. Storia di un decennio che forse non è mai terminato

AEROBICA
Se la ricorda ancora qualcuno l’aerobica? È già un segno dei tempi che verranno il fatto che Jane Fonda smetta i panni dell’attrice impegnata per indossare la tuta e pubblicare i libri su questa nuova ginnastica. Inventata come metodo per mantenere in forma gli astronauti, l’aerobica diventa la prima attività sportiva di “moda”. Seguiranno imitazioni ed evoluzioni, fino al pilate del nuovo millennio. Finora andare in palestra era una prerogativa dei giovani, con gli anni Ottanta diventa un dovere per tutti a qualunque età. Al bando le vecchie e tristissime tute nere con le due righe bianche di lato. Adesso è il tempo dei body e delle tute coloratissime e griffate. Bisogna essere sempre in forma, belli e in salute. È il primo necessario passo per proiettarsi verso un “eterno presente” in cui siamo tutti giovani per sempre. Forse è questa la grande (e pesantissima) eredità degli anni Ottanta.

BORSA
Nel 1980 l’economia italiana ha numeri da brivido: l’inflazione raggiunge il 22 per cento, il debito pubblico ammonta a 43mila miliardi, ci sono 1.800.000 disoccupati. Però qualcosa comincia a cambiare: la produzione industriale cresce del 6 per cento, nei depositi bancari – nel solo 1980 – gli italiani mettono 240 mila miliardi di lire e ne investono 60mila in Bot (Buoni ordinari del tesoro). La borsa di Milano comincia a decollare. Nel 1983 vengono istituti i fondi comuni di investimento, che raccolgono il denaro di risparmiatori che affidano la gestione dei propri risparmi a una società di gestione. In questo modo si allarga il numero dei risparmiatori che investono in borsa e i fondi cominciano ad acquistare titoli in quantità maggiore per costituire il proprio portafogli. Dal 1982 al 1987 il valore totale delle azioni investite in borsa quadruplica. Sono tre milioni gli italiani che per la prima volta investono i loro risparmi in titoli azionari. Nello stesso periodo, ogni anno il Pil cresce del 3,2 per cento e i consumi del 3,3 per cento. L’inflazione scende al 4,6 per cento e nel 1987 l’Italia è formalmente riconosciuta come quinta potenza industriale del mondo. Una meraviglia? Non proprio. Vedi alla voce Debito pubblico.

CRAXI, BETTINO (1934 – 2000)
Il segretario del Partito socialista italiano è il grande protagonista della politica italiana del decennio. Nel 1976 assume la guida del Psi e lo tira fuori dall’angolo in cui il Compromesso storico tra Dc e Pci lo aveva cacciato, fino a farne fa l’ago della bilancia di governi, giunte locali e consigli di amministrazione. Il tutto a costo di un vero e proprio mutamento antropologico. Con Craxi i socialisti divengono gli alfieri della modernizzazione ma anche della spregiudicatezza. Rompono con i comunisti e sposano per interesse la Democrazia cristiana, rinunciando a qualsiasi ipotesi di alternativa a sinistra. Toccheranno il massimo storico con il 14,3 per cento delle elezioni del 1987. Poca cosa rispetto ai “cugini” francesi di François Mitterrand o a quelli spagnoli di Felipe González. Craxi guida il governo più longevo della Prima Repubblica: 1.059 giorni, dal 4 agosto 1983 al 27 giugno 1986. I socialisti saranno i primi a essere travolti da Tangentopoli all’inizio degli anni Novanta.

DEBITO PUBBLICO
Nel giugno 1981 il governo decide che il deficit dello Stato non sarebbe più stato finanziato attraverso l’emissione di banconote, ma attraverso il risparmio privato, mediante l’emissione di titoli di debito pubblico (Bot, Cct, Btc). In questo modo la Banca d’Italia perde il controllo del debito pubblico, che aumenta a dismisura. Le imprese pubbliche divengono strumenti in mano ai partiti e sono gestite in modo inefficiente e disinvolto. Gianni De Michelis, ministro alle partecipazioni statali nel 1980, ammetterà vent’anni dopo (bontà sua) “che la degenerazione del rapporto tra imprese pubbliche e partiti rese impossibile al management delle imprese di compiere in modo corretto il loro dovere. La pressione della politica era tale che finiva per deresponsabilizzare i dirigenti, e il fatto che le perdite di bilancio venissero giustificate con ragioni politiche o con ragioni sociali distoglieva i manager dall’obiettivo di rimettere a posto i bilanci. Si creava addirittura l’effetto opposto: visto che era perfettamente giustificabile perdere cento miliardi, veniva meno qualsiasi preoccupazione di perderne duecento o trecento”.

EDONISMO REAGANIANO
È il titolo di un editoriale su La Stampa del filosofo Gianni Vattimo. Roberto D’Agostino lo adotterà come slogan in “Quelli della notte”, trasmissione di Renzo Arbore che nella primavera del 1985 tiene in piedi fino a tardi milioni di italiani e lancia una nuova leva di comici. Cosa sia l’edonismo reaganiano lo ha spiegato di recente lo stesso D’Agostino: “Si è chiuso il ciclo della politicizzazione, del protagonismo collettivo e della ricerca della felicità sociale, secondo l’espressione coniata dal sociologo Albert Hirschmann. Di qui, complice la delusione sui risultati delle battaglie sociali e ideologiche, finite nell’assassinio di Aldo Moro, inizia un nuovo ciclo, quello della felicità individuale, dell’affermazione personale. Mescolare le carte, dunque. Dal sinistrismo al narcisismo, dal Noi all’Io, dalla sommossa delle Bierre alla mossa delle Pierre, da Lotta Continua al successo di breve durata, dai furgoni cellulari al telefonino cellulare, dal significato al significante, dalle fratte ai frattali, dal ciclostile al fax, dalla rivolta a Travolta. È un Pediluvio universale. Impara l’arte e mettila nei party. Peperoncino dall’inizio alla fine. Conciliare l’alto e il basso. L’Est e l’Ovest. La Storia e la scoria. La qualità e la quantità”.

FALKLAND
Gli argentini le chiamano Malvinas e le considerano cosa loro. Il resto del mondo fatica a trovarle sull’atlante. Si tratta di un arcipelago dell’Atlantico meridionale, territorio d’oltremare del Regno Unito. Conta appena 3.000 abitanti e ha scarso valore strategico. La giunta militare al potere dal 1976 in Argentina, decide di invaderle nel marzo 1982. La risposta del primo ministro inglese Margaret Thatcher è durissima. La riconquista è rapida e determina la crisi finale della dittatura argentina. Per la Lady di ferro inglese è un altro grande successo. L’Italia, che non aveva appoggiato le sanzioni Cee contro l’Argentina, vive tutta la crisi con evidente imbarazzo.

GOVERNABILITA’
Parola magica della politica italiana del decennio. Va di pari passo con “decisionismo”. In nome della governabilità Craxi punta alla “grande riforma” che assicuri governi stabili. Scriverà del leader Psi lo storico Mack Smith: “Il suo vantato decisionismo si rivelò più uno stile di comportamento che un’effettiva capacità di governo”.

HIV
Il 5 giugno 1981 il centro per il monitoraggio e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti identifica un’epidemia di pneumocistosi polmonare dovute a pneumocystis carinii in cinque gay di Los Angeles. È la data che segna l’inizio dell’epidemia dell’Aids. Dal 1984, dopo la morte dell’attore Rock Hudson, l’opinione pubblica mondiale comincia a conoscere e a fare i conti con la sindrome da immunodeficienza acquisita.

INDIVIDUALISMO
L’individualismo non è più considerato un difetto e viene esaltato come condizione per il successo, in tutti i campi. Ad esempio, alla rivista “Noi donne” risponde il magazine “Io donna”.

JUVENTUS – ROMA
Fino al 1986 è la sfida della serie A. la Juve all’italiana di Trapattoni contro la Roma di Liedholm, schierata “a zona”. Vince quasi sempre la Juve, a parte lo storico scudetto giallorosso del 1983. Nel 1985 – unico campionato col sorteggio integrale degli arbitri – vince il Verona. Nella seconda metà del decennio emergono altre forze: il Napoli di Maradona e il Milan berlusconiano di Sacchi. Il calcio si fa più atletico, più veloce e più televisivo.

LOOK
La parola diventa di uso comune intorno alla metà del decennio. Apparire è fondamentale, le tribù giovanili non si distinguono più per fede politica o estrazione sociale, ma per stile di abbigliamento. I “paninari” sono l’esempio più famoso.

MURO DI BERLINO
Gli anni Ottanta finiscono con un mese di anticipo, con il crollo del Muro di Berlino. Fine della Guerra Fredda, fine del Secolo Breve, fine delle ideologie, fine anche dello stile di vita degli anni Ottanta. Il nuovo decennio che fa capolino da dietro le macerie del Muro, non è libero e spensierato come si sperava. Ce ne accorgeremo presto anche in Italia.

NUCLEARE
Il disastro di Chernobyl dell’aprile 1986 scatena il terrore del nucleare e riapre il dibattito sulle centrali. L’Italia decide di chiuderle con i referendum dell’autunno 1987.

OTTIMISMO
Proibito essere pessimisti. Bisogna sorridere al futuro, sempre e comunque. Se la canzone simbolo degli anni Settanta era “No future” dei Sex Pistols, negli anni Ottanta spopola “Things can only get better” (“Le cose possono solo migliorare”) di Howard Jones. Sua Emittenza Berlusconi appare sempre sorridente. La rivista satirica “Cuore” pubblica una memorabile copertina con il Cavaliere in primo piano. “Sorrisi (suoi) e cazzoni (noi)”.

PENTAPARTITO
È la formula politica del decennio. DC, Psi, Psdi, Pri e Pli, tutti insieme appassionatamente. Nel giugno 1981 il repubblicano Giovanni Spadolini è il primo presidente del Consiglio non democristiano (fino al dicembre 1982). Nel 1983 sarà la volta di Craxi. Cambiano presidenti e nomi dei ministri, la formula rimane sostanzialmente la stessa. Rispetto al centrosinistra degli anni Sessanta, nel pentapartito ci sono in più i liberali e il potere contrattuale dei socialisti è aumentato. In vista non ci sono né “convergenze parallele” né riforme sociali. La politica si esaurisce sempre più nell’esercizio del potere.

QUARANTAMILA, MARCIA DEI
Episodio chiave della storia sindacale italiana. La FIAT, la più grande impresa privata italiana, l’11 settembre 1980 annuncia 14.469 licenziamenti. Da poco più di un mese al posto di Umberto Agnelli nel ruolo di amministratore delegato c’è Cesare Romiti. Che sceglie la linea dura e va allo scontro coi sindacati. Cominciano 35 giorni di lotta e di tensione per tutta la città di Torino. I sindacati picchettano le entrate di Mirafiori. Il 26 settembre il segretario del Partito comunista Enrico Berlinguer visita Mirafiori e dichiara: ‘Noi staremo sempre politicamente e organizzativamente dalla parte dei lavoratori”. La situazione è in stallo. Il 27 settembre cade il governo Cossiga. La FIAT blocca i licenziamenti e annuncia la cassa integrazione, a zero ore, per tre mesi di 24.000 lavoratori a partire dal 6 ottobre. Tra questi, i delegati sindacali in fabbrica. Il Consiglio di fabbrica di Mirafiori decide allora il presidio di tutti i cancelli. In pratica, dai primi di ottobre è impossibile entrare in fabbrica. È una resa dei conti tra proprietà e lavoratori, in cui vengono al pettine tutti nodi delle lotte degli anni Settanta. Il 14 ottobre viene convocata un’assemblea dal Coordinamento dei capi e quadri FIAT presso il Teatro Nuovo. Dopo l’assemblea un corteo di quadri e impiegati percorre le vie cittadine. Quanti sono? C’è chi dice 12mila, chi 30mila. Per la stampa sono 40mila e quindi si parla subito di “marcia dei quarantamila”. Non era mai accaduta una cosa simile. L’impatto politico è immediato e dirompente. I sindacati si vedono sconfessati e accettano il compromesso sulla cassa integrazione. È una svolta per la storia del sindacato e per il mondo del lavoro.

REAGAN,RONALD (1911 – 2004)
Gli Usa arrivano al nuovo decennio fiaccati dalla sconfitta in Vietnam, dal Watergate e – per ultimo – dalla crisi degli ostaggi a Teheran. Il repubblicano Ronald Reagan si propone come il nuovo uomo forte, in grado di invertire la rotta. In economia taglia del 25 per cento l’imposta sul reddito, riduce i tassi d’interesse, aumenta le spese militari e più volte adotta la linea dura coi sindacati. Alla recessione del biennio 1981 – 82, segue un momento di grande crescita economica. Si parla di reaganomics come sinonimo di deregulation e apertura incondizionata al libero mercato. Nel 1984 la rielezione di Reagan è addirittura trionfale, con la conquista di 49 stati su 50. In politica estera alza il livello della sfida tecnologica e militare all’Unione Sovietica, investendo nella Strategic Defense Initiative (anche detta Scudo Spaziale) e nell’installazione degli euromissili. Nel secondo mandato si apre al dialogo con l’Urss, ora guidata da Mikhail Gorbaciov. Non tutto fila liscio: Reagan si salva dallo scandalo Iran-Contra (gli USA avevano venduto armi all’Iran per finanziare i Contras del Nicaragua) e lascia in eredità un debito pubblico enorme.

SPAGNA 1982
Per molti gli italiani è il punto di svolta, il vero inizio del decennio. La nazionale guidata da Enzo Bearzot va al mondiale spagnolo nel pessimismo generale. Torna campione dopo aver battuto in fila Argentina, Brasile, Polonia e Germania Ovest. Si festeggia in piazza, il made in Italy va di moda, ci sentiamo tutti più bravi e più belli.

TELEVISIONE
Nel settembre 1980 nasce Canale 5. In tv e sui manifesti impazza lo slogan: “Torna a casa in tutta fretta, c’è un biscione che ti aspetta”. L’impero televisivo berlusconiano si completa nel 1984 con l’acquisto di Rete 4 e Italia Uno. La tv senza canone e piena di pubblicità piace subito, anche perché mostra tante belle ragazze mezze nude ed elargisce premi da capogiro nei quiz. Gli italiani si abituano alle interruzioni per gli spot e alla risate registrate. La Rai si adeguerà presto. Cominciano le trasmissioni del mattino e quelle della notte.

UN WEEKEND POSTMODERNO
È il titolo geniale di un libro di Pier Vittorio Tondelli pubblicato nel 1990. Il sottotitolo recita: “Cronache dagli anni Ottanta”. È un viaggio molto libero attraverso gli artisti, le tendenze e le mode della sterminata provincia italiana. Tondelli muore di Aids nel 1991 a soli 36 anni. I suoi libri (Altri libertini, Pao pao, Rimini, Camere separate) rappresentano il meglio della letteratura italiana del decennio.

VIDEOGIOCHI
I primi personal computer entrano nelle nostre case. Il Commodore vic 20, seguito dal 64, vengono usati principalmente per giocare. Nei bar e nelle bische rimpiazzano il vecchio flipper .

WALL STREET
La borsa di New York è il simbolo del successo facile a disposizione degli ambiziosi. L’economia, negli anni Ottanta (o, meglio, da allora) è soprattutto finanza. Il 19 ottobre 1987 succede l’imprevedibile: un’ondata di vendite fa crollare l’indice Dow Jones da 2246 a 1738 punti e l’indice Standard and Poor’s 500 da 282.70 a 225.06. E’ la peggiore flessione dal 1885 in una sola giornata di contrattazioni. Il crollo di Wall Street contagia le piazze finanziarie europee e asiatiche. Il ricordo del ’29 spinge le Banche Centrali a intervenire per impedire la crisi del sistema finanziario internazionale. Il terrore passa, ma per l’ottimismo del decennio le ore sono contate.

YUPPIES
Young urban professionals. Giovani professionisti di città, rampanti e spietati, votati al successo e al vestito firmato. Per buona parte del decennio sono il modello antropologico più imitato e odiato allo stesso tempo. In Italia vengono celebrati da una serie di film dei fratelli Vanzina. La crisi del 1987 ne decreta la rapida scomparsa. Degli Yuppies, non dei Vanzina.

ZUZZURRO E GASPARE
Al secolo Andrea Brambilla e Nino Formicola, sono due dei cabarettisti di maggior successo di Drive in, il varietà della domenica sera trasmesso dal 1983 al 1988 su Italia Uno. Per capire gli anni Ottanta in Italia basterebbe forse guardare una puntata di Drive in. Ci sono i paninari e i laureati alla Bocconi, le tette al silicone e il fast food. Impazza il dialetto milanese (“sfiga” non lo diceva nessuno a Roma, prima di allora), si ride a comando su battute mediocri. Forse è vero, gli anni Ottanta non sono mai terminati.